Il progetto
Il progetto della nuova cantina parte, innanzi tutto, dalla comprensione profonda e sensibile del “sito” e dalla volontà forte di porre un segno moderno, figlio del proprio tempo, ma capace di creare profonde connessioni e relazioni con il tessuto storico-rurale di Tarzo.
Il sito scelto si presenta infatti come un’area molto particolare sia dal punto di vista morfologico che dal punto di vista storico: un connubio tra bellezza di forme e preesitenze di architettura rurale spontanea, sicuramente non di pregio dal punto di vista storico-architettonico, ma certamente importanti per carattere e presenza scenica.
E’ stata proprio quest’ultima particolarità a suscitare l’ambizioso sogno di pensare ad un’architettura che sapesse creare relazione, che fosse in grado di suscitare una sorta di dialogo fra nonno e nipote. E’ così nato un edificio che si va a connotare come una sorta di borgo spontaneo cresciuto all’ombra del vicino.
Storia e luogo, vino e territorio, dicotomie che raccontano passione, sacrificio, ma anche bellezza e ricchezza.
E’ quindi proprio la relazione venutasi a creare tra la preesistenza architettonica ed il nuovo edificio a suggerire come “comporre” l’architettura:
Si è pertanto scelto di disegnare un sistema di facciate asimmetriche in modo da suscitare in chi guarda l’idea di un oggetto organico e dinamico il cui iter formativo si è venuto a comporre in differenti fasi temporali. A sostegno di ciò si è scelto di caratterizzare i vari corpi edilizi con dimensioni, rapporti proporzionali e materiali diversi. I materiali utilizzati sono quelli classici della tradizione veneta quali pietra a spacco locale, intonaco e legno, fatto salvo per la facciata vetrata che darà luce alla sala degustazione ed agli uffici gestionali, permettendo così la vista diretta sui terreni collinari di Tarzo.
Ne è uscito uno “skyline” molto dinamico e fortemente caratteristico che segue l’andamento del terreno. Il risultato è un manufatto che non sarà percepito come un edificio prettamente industriale, ma come un manufatto che si modifica ed al tempo stesso si relaziona con il contesto.
Le finestre sono state infatti disegnate in modo tale da richiamare formalmente quelle presenti nei classici rustici veneti e nell’edificio rurale vicino. Sulla base di ciò si è optato per forare la facciata a sud diversamente dalla facciata ad est; in altri termini è evidente che le finestrature a sud sono più grandi e diradate come per la preesistenza, e comunque parzialmente nascoste dal setto contro terra e dalla futura vigna. Di contro le finestrature ad est sono più piccole ed allungate in modo così da richiamare le forature tipiche dei fienili e delle ville venete minori.
Il sito scelto si presenta infatti come un’area molto particolare sia dal punto di vista morfologico che dal punto di vista storico: un connubio tra bellezza di forme e preesitenze di architettura rurale spontanea, sicuramente non di pregio dal punto di vista storico-architettonico, ma certamente importanti per carattere e presenza scenica.
E’ stata proprio quest’ultima particolarità a suscitare l’ambizioso sogno di pensare ad un’architettura che sapesse creare relazione, che fosse in grado di suscitare una sorta di dialogo fra nonno e nipote. E’ così nato un edificio che si va a connotare come una sorta di borgo spontaneo cresciuto all’ombra del vicino.
Storia e luogo, vino e territorio, dicotomie che raccontano passione, sacrificio, ma anche bellezza e ricchezza.
E’ quindi proprio la relazione venutasi a creare tra la preesistenza architettonica ed il nuovo edificio a suggerire come “comporre” l’architettura:
Si è pertanto scelto di disegnare un sistema di facciate asimmetriche in modo da suscitare in chi guarda l’idea di un oggetto organico e dinamico il cui iter formativo si è venuto a comporre in differenti fasi temporali. A sostegno di ciò si è scelto di caratterizzare i vari corpi edilizi con dimensioni, rapporti proporzionali e materiali diversi. I materiali utilizzati sono quelli classici della tradizione veneta quali pietra a spacco locale, intonaco e legno, fatto salvo per la facciata vetrata che darà luce alla sala degustazione ed agli uffici gestionali, permettendo così la vista diretta sui terreni collinari di Tarzo.
Ne è uscito uno “skyline” molto dinamico e fortemente caratteristico che segue l’andamento del terreno. Il risultato è un manufatto che non sarà percepito come un edificio prettamente industriale, ma come un manufatto che si modifica ed al tempo stesso si relaziona con il contesto.
Le finestre sono state infatti disegnate in modo tale da richiamare formalmente quelle presenti nei classici rustici veneti e nell’edificio rurale vicino. Sulla base di ciò si è optato per forare la facciata a sud diversamente dalla facciata ad est; in altri termini è evidente che le finestrature a sud sono più grandi e diradate come per la preesistenza, e comunque parzialmente nascoste dal setto contro terra e dalla futura vigna. Di contro le finestrature ad est sono più piccole ed allungate in modo così da richiamare le forature tipiche dei fienili e delle ville venete minori.
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